NONOVVIO, il nuovo romanzo… online!

Spazio dedicato al nuovo romanzo di Simone Brunozzi (golan)

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    Tutti gli eventuali utili economici derivanti dalla pubblicazione di Nonovvio saranno devoluti in favore di Andrea Gili, un giovane di Bastia Umbra (PG), la cui precaria salute necessita di cure e di aiuti. Forza Andrea!

Proposta editoriale

Posted by golan su 13-03-2007

Ciao,
mi hanno proposto di pubblicare il libro versando una somma di 2100 euro in cambio di 150 copie (che dovrei vendere da solo).
La proposta sembra interessante, ma al momento non ho denaro da dedicare a questa cosa.

I libri da me stampati sono andati a ruba… ne sono rimasti una cinquantina soltanto, e a Natale ho fatto un bel regalo ad Andrea.

A presto!

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Simonao meravigliao

Posted by golan su 08-02-2007

Ho aperto un nuovo blog personale, Simonao.
Che ne pensate?
Novità: Nonovvio su wikipedia.

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Nonovvio sbarca a Milano…

Posted by golan su 01-02-2007

Eh sì: uno dei blogger più in voga, il milanese Massimo Moruzzi aka Dotcoma, non solo ha letto Nonovvio, ma sembra che gli sia davvero piaciuto. Non posso far altro che ringraziare!

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Ebbene si, sono un editore

Posted by golan su 24-01-2007

Ecco le prove (vedi in fondo alla pagina)!

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Due recensioni di Nonovvio (2: Pio De Giuli)

Posted by golan su 27-12-2006

Capita raramente di intervenire a due voci su una stessa pubblicazione, ma ritengo che ciò si giustifichi per lo sforzo, complessivamente riuscito, di questo esordiente che si cimenta per la prima volta con la narrativa, arrischiandosi in un terreno così lontano, almeno in apparenza, dalla sua formazione universitaria di ingegnere informatico.
Ha scelto il genere magmatico della fantascienza accentuando la drammaticità delle situazioni con l’ipotesi di una tremenda recessione economica collocata nel biennio 2009-2010, cioè nel futuro prossimo venturo, dove si sviluppa uno scenario che, pagina dopo pagina, diviene credibile e nello stesso tempo inquietante, problematico e persino corrosivo. Il lettore è sospinto dall’insistenza incalzante del dialogo verso un epilogo amaro che è disvelato solamente nell’ultima pagina che costringe il protagonista (e con esso il lettore) a constatare come la sua vita sia di nuovo azzerata, per cui bisogna ricominciare, senza voltarsi, avendo come guida i versi di Eugenio Montale:
Forse un mattino andando in un’aria di vetro,
arida, rivolgendomi vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.
Poi come s’uno schermo, s’accamperanno di gitto
alberi case colli per l’inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n’andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.
Altre reminiscenze letterarie, sobriamente disseminate nelle 143 pagine del romanzo, rivelano interessi variegati e persistenti: il Buddha scolpito nell’inchiostro dei romanzi di Hesse; il potere del rifiuto che Popper pone a base della vera democrazia; un accenno al discusso “Io e lui” di Alberto Moravia; e ancora Freud, Schopenauer, Orwell, Isaac Asimov, Wittgenstein, Zamennhof (l’oculista ebreo di Varsavia che nel 1887 iniziò l’esperienza effimera dell’esperanto).
Compare in versione aggiornata anche Malthus, pur non essendo citato esplicitamente, nel modello di società selettiva che ruota intorno alla mitica città di Solaria che sorge come una immanente utopia nel continente australiano. Qui la fervida immaginazione dell’Autore si concede libero sfogo proponendoci affollate strutture geodetiche (frutto della ragionata combinazione di esagoni e pentagoni), vasche idroponiche per la coltivazione del cibo, avveniristici ologrammi generati da sistemi evoluti di comunicazione a comando vocale, strane vetture create dal design estremo, che – illuminate da fari al plasma – sfrecciano in un silenzio irreale su monorotaie di carboceramica attingendo energia da magneti sincronizzati. Siamo molto più avanti rispetto ai sistemi “wireless” del nostro presente che al confronto appaiono superati e persino obsoleti.
All’improvviso, per una di quelle ricorrenti irruzioni dell’imprevisto che rendono gradevole la lettura del testo,  dai remoti recessi della memoria affiora la presenza protettrice del lampadario sferico pieno di folletti che vegliano sul sonno di bambino di Simone Brunozzi che, allora, non avrebbe mai immaginato di poter creare l’alfabeto “Galatico”, ricco di 64 caratteri, e di sperimentarlo in una comunità virtuale – che chiama “ Golawa” – nata per consentirne la sperimentazione secondo il modello “open source”, che consente una efficace forma collaborativa aperta in logica multimediale e orientata al superamento di vetuste antinomie che tuttora contrappongono l’esigenza diffusa di un lingua universale al pluralismo corale di culture diverse.
Condivido la valutazione positiva espressa motivatamente e con qualche riserva da Oretta Guidi; sono anche io convinto che per il giovane Autore esistano spazi ulteriori di miglioramento stilistico, specialmente nelle scelte terminologiche legate alla sessualità che ancora indulgono – come nel costume dominante del nostro tempo – a forme, purtroppo diffuse se non inflazionate, di gergo inutilmente scurrile; sono facilmente evitabili senza compromettere il verismo delle situazioni.
Spero che terrà conto di questo bonario consiglio nelle sue prossime “imprese” che non tarderanno a manifestarsi, se è vero che “ il buon giorno si vede dal mattino”.
Intanto bisogna dargli atto di avere tenuto fede al titolo scelto “Nonovvio”, perché nel suo scritto non c’è niente di banale, di  prevedibile o scontato.

Pio de Giuli

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Due recensioni di Nonovvio (1: Oretta Guidi)

Posted by golan su 27-12-2006

Ricevo, e volentieri pubblico, due recensioni del romanzo Nonovvio. Ecco la prima, firmata dalla Prof.ssa Oretta Guidi.

Simone Brunozzi,  giovane assisano (classe 1977), laureato in ingegneria informatica, lavora presso l’Università per Stranieri di Perugia. Con questo romanzo è alla sua prima opera narrativa. I proventi economici del libro verranno devoluti ad Andrea Gili, sfortunato ragazzo di Bastia Umbra che convive dall’età di sei anni con una grave malattia irreversibile al cervello, e che ha alle spalle anni di sofferenze e decine di operazioni.
Prima di leggere il libro ho parlato con Simone perché anch’io lavoro nella stessa università: di solito la recensione richiede distacco, ma questa volta ho voluto fare un’eccezione e dialogare con il giovane ingegnere che nel risvolto di copertina si definisce “fantasista nel gioco della vita” e che considera ”la scrittura un esperimento, una evasione, un pizzico d’arte e di manovalanza letteraria”.
Molte sono le motivazioni che spingono a scrivere: l’esigenza di comunicare qualcosa di nuovo, un sofferto mondo interiore, la consapevolezza che la vera vita, comunque, non è quella che viviamo tutti i giorni, ma quella che immaginiamo o che sogniamo. Si scrive per trovare se stessi, per sapere che siamo, per evadere, certo, come d’altra parte sostiene Brunozzi. Già, evadere: attenzione, il verbo suona mistificante, è pericoloso. La scelta dell’autore di scrivere un romanzo fantascientifico, a tutta prima, potrebbe, infatti, indurci in errore dal momento che la fantascienza non ha goduto dei favori della critica “seria” se nel genere in questione noi ravvisiamo soprattutto l’incapacità di accettare la contemporaneità per proiettare nel futuro le contraddizioni e i problemi che angosciano la nostra società, sempre più complessa e indecifrabile. Invece, ormai, il genere fantascientifico è uscito dal limbo della pura evasione e dopo tanti romanzi diventati classici si è solidificato il convincimento che la scienza può aiutarci a immaginare il mondo futuro, a prevenire gli incubi legati al progresso o in ogni caso a renderli accettabili, comprensibili, a preparaci, senza inutili catastrofismi, al tempo che verrà. Grandi scrittori hanno sdoganato il genere fantascientifico nella stessa misura in cui giallisti di razza hanno liberato da pregiudizi limitativi il poliziesco, anche se è vero che tanta produzione nasce come prodotto da consumare e da gettare. Nel nostro secolo i rapporti tra letteratura e scienza, finalmente, hanno trovato momenti di feconda collaborazione, sicché non ci stupisce la presenza massiccia di tecnici, scienziati, informatici, ingegneri che invadono territori inesplorati, e che accettano la sfida di proiettare in opere poetiche o romanzesche utopie fantascientifiche, sogni avveniristici, ipotesi più o meno verificabili, deliri di potenza o al contrario, scenari di morte e di distruzione.
Comunque, è innegabile che nei casi migliori, la fantascienza si pone nei confronti dell’esistenza in posizione critica, filosofica, dialogica: alla base di tanti romanzi si pone l’eterno interrogativo: l’umanità dove sta andando? L’uomo sarà in grado di salvaguardare i valori spirituali di fronte alle incalzanti innovazioni tecnologiche e scientifiche? E via di questo passo…..Troppe ombre inquietanti si profilano sul presente e sul futuro dell’umanità e gli scienziati come del resto i filosofi ci prospettano scenari non certo rassicuranti. Di tutto questo è consapevole Brunozzi che affronta nel romanzo Nonovvio il tema del potere e delle sue conseguenze. Il futuro che egli immagina non è poi così lontano, è un futuro dietro l’angolo, un futuro quasi familiare, più o meno come quello ipotizzato dal grande Primo Levi che nelle sue storie fantabiologiche non descrive niente di eccessivo o catastrofico, in apparenza, ma qualcosa che sentiamo essere ormai alle porte. Ebbene, siamo nell’anno 2025, il protagonista è un professore universitario, linguista, (eh, sì, la vicinanza con tanti linguisti ha contagiato il buon Simone…), in prigione a causa di un reato sessuale (sembra che abbia violentato una studentessa); dopo quattro anni, quando ormai si stava abituando all’idea di marcire in carcere ancora per un po’, gli viene offerta l’opportunità di recarsi in Islanda, convocato da professori universitari e linguisti che vogliono approfondire l’opportunità di creare una lingua universale, un nuovo esperanto. Riccardo Leone accetta di buon grado l’offerta, stimolato dalla ricerca scientifica e dalle ipotesi futuribili degli studiosi che lo hanno contattato. Non è il caso di raccontare la trama, perché, è inutile negarlo, siffatti romanzi, hanno, comunque, bisogno di mistero, tensione per avvincere il lettore, tenerlo sospeso. Ma alcune considerazioni s’impongono. Per prima cosa è importante rassicurare il lettore che comprerà il libro: sì, il libro si legge volentieri, il ritmo è veloce, fluido, i dialoghi sono verosimili, delineano con sufficiente accettabilità i vari personaggi. Per essere un’opera prima possiamo dichiararci soddisfatti e consigliare a Brunozzi di continuare a scrivere, ma sinceramente gli consigliamo di prendere tempo, di continuare a leggere con insistenza i classici, come sappiamo che fa, (è un lettore attento e scrupoloso) e di non stancarsi di sondare l’animo umano. Già, l’animo. Il tema di fondo dell’opera narrativa è la creazione di una città utopica, l’ossessione è la logica del potere nelle sue forme, la creazione di una nuova lingua, di un linguaggio universale, e il rapporto tra intelligenza naturale e intelligenza artificiale. Su questo ultimo punto si evidenziano punti deboli: non è facile essere incisivi e innovatori toccando riflessioni di così grande attualità ed si può cadere in banalizzazioni o in affermazioni generiche. A torto si crede che parlare del futuro sia facile, mentre in realtà occorre una visione utopica e immaginativa di grande violenza; probabilmente è necessario avere sperimentato angoscia e disperazione, noia e disprezzo per il mondo che ci circonda, slancio visionario verso qualcosa di diverso. In effetti manca nel romanzo il sentimento dell’angoscia, del dubbio, dell’ansia metafisica che ci prende quando affrontiamo temi legati all’essenza stessa della vita. Tuttavia, è il caso di ripeterlo, malgrado qualche difetto, (inevitabile in un’opera prima), malgrado una certa piattezza argomentativa e genericità, il romanzo “tiene”, si fa leggere, non annoia. Non mancano momenti dialogici ironici o divertenti, non manca una informazione adeguata dei mezzi informatici e delle loro potenzialità: manca invece una dinamica viva dei sentimenti. Ma, via, sappiamo tutti quanto sia raro leggere un romanzo veramente riuscito. Ci sembra molto, peraltro, leggere un romanzo dignitoso, scritto in una lingua viva, serio ed impegnato. E ci sembra giusto incoraggiare un giovane che osa parlare nientemeno che della creazione di un nuovo linguaggio.
Ed allora, mio caro giovane aspirante scrittore, le tue letture saranno Borges e Landolfi.

Oretta Guidi

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Stampato e pubblicato

Posted by golan su 03-12-2006

Ormai è da circa tre settimane che il libro cartaceo è disponibile… Finalmente ho trovato il tempo per inviarvi una foto!

nonovvio cartaceo

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Nonovvio… su carta!!! Ci siamo!!!

Posted by golan su 03-11-2006

nonovvio Finalmente: ancora pochi giorni e NONOVVIO sarà stampato, su carta, disponibile per l’acquisto presso la Libreria Zoe di Santa Maria degli Angeli (Assisi, PG), presso la Libreria Grande (Ponte San Giovanni, PG), ed eventualmente anche online (basta scrivermi una email).
Non vedo l’ora!!

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Da oggi è possibile votare Nonovvio su Scrittomisto!

Posted by golan su 03-10-2006

Basta andare nella pagina apposita: http://www.scrittomisto.it/non-ovvio.

Da qui, una volta completata la registrazione (servono nome utente ed email, la password verrà inviata alla email indicata), è possibile votare.

NOTA IMPORTANTE: Vi chiedo di votare SOLO se avete letto il libro… non ho bisogno, nè gradisco, voti fasulli o poco convinti.

Potete, volendo, commentare qui qualsiasi cosa! Grazie a tutti voi.

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Pochi giorni al VIA!

Posted by golan su 26-09-2006

FORZA! Tra pochi giorni (1 ottobre) sarà possibile VOTARE NONOVVIO nel concorso di Scrittomisto.it: i primi tre vincitori riceveranno in premio la PUBBLICAZIONE CARTACEA del libro!
Preparatevi, e… se non l’avete ancora fatto, LEGGETE Nonovvio!

Chi mi vuole supportare, può scaricare qui le istruzioni per votare in PDF; potete anche stamparne QUALCHE COPIA e distribuirla ai vostri amici! Forza!

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